Cos’hanno in comune una statua di Robocop (celebre personaggio dei film di fantascienza degli anni ’90) a Detroit e una passerella pedonale a Rotterdam? Molto più di quanto potreste immaginare: in entrambi i casi, la costruzione è stata “crowdfunded”, ovvero finanziata dalla folla, o meglio dalla comunità locale.
Nel primo caso, la raccolta è terminata con successo, anche se la dubbia utilità della statua in questione ha finora impedito l’avanzare del progetto. Nel secondo caso, la campagna sta procedendo per step e l’anno prossimo si prevede la conclusione dell’opera pubblica, che andrebbe a connettere due parti della città tramite un ponte pedonale.
Si parla sempre di più di crowdfunding in questi giorni e come per ogni evento mediatico si rischia anche in questo caso di perdere l’essenza del fenomeno, condividendo e repostando articoli e contenuti, spesso a fondo sensazionalistico, senza fermarsi ad osservare una piattaforma di crowdfunding e fare una donazione verso una campagna, o semplicemente a riflettere su come questo fenomeno possa effettivamente aiutare a migliorare la società. Basandoci su queste premesse, ci siamo soffermati a riflettere su una nuova declinazione del crowdfunding, il c.d. crowdfunding civico, presentando una proposta di cittadinanza attiva possibile. È questo l’obiettivo principale del saggio che pubblichiamo oggi e che presenteremo in occasione di TorinoCrowdfunding. Piuttosto che offrire un’ulteriore analisi del fenomeno siamo passati ai fatti proponendo un uso effettivo del crowdfunding civico sul territorio nazionale.
Ma prima di tutto, cos’è il civic crowdfunding? È il finanziamento collettivo di opere e progetti pubblici – al di fuori del budget dell’ente o amministrazione interessati – effettuato da parte di cittadini, organizzazioni e società private, talvolta in match funding con le stesse amministrazioni. Abbiamo incluso nella breve tesi una panoramica sul fenomeno, partendo dalle origini e dai principi del civic crowdfunding “contemporaneo” fino ad arrivare a descrivere le principali piattaforme presenti al mondo al giorno d’oggi, il loro funzionamento, i loro modelli e i trend che si cominciano a delineare, nonché alcuni case studies di progetti che vi hanno fatto ricorso.
Abbiamo quindi enunciato la nostra proposta, presentando presupposti e funzionamento di un modello di crowdfunding civico che a nostro avviso potrebbe essere replicato nel nostro Paese. In questo modo, si darebbe vita a un processo che non solo agirebbe per risolvere la scarsità di capitali a livello di amministrazioni locali, ma servirebbe anche a riavvicinare i cittadini alle istituzioni, aumentando il rispetto per il bene pubblico e implementando un modello di cittadinanza attiva e di innovazione partecipata.
La proposta può già essere messa in pratica, con gli strumenti che abbiamo ora, senza dover aspettare nient’altro che un appoggio da chi di dovere. È un’opportunità per partecipare direttamente e attivamente al miglioramento della società in cui viviamo, senza limitarci a ritwittare, ribloggare, ripostare e delegare, allontanandoci da cosa dovrebbe esserci più a cuore: la nostra comunità più immediata e vicina. Il saggio è disponibile gratis per consultazione e download qui.
Daniela Castrataro e Alessio Barollo
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