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Crowdfunding e Social Media

La scorsa settimana siamo stati invitati a Bruxelles come speaker in occasione di un grande evento organizzato dalla Commissione Europea, DG Mercato Interno, per esplorare rischi e opportunità del crowdfunding. L’evento, Crowdfunding – Untapping its potential, reducing the risks – è stato il primo ad essere coordinato dalla CE e ha visto la partecipazione di molti protagonisti ed esperti importanti sulla scena del crowdfunding. La nostra presentazione era centrata sul ruolo dei social media nel crowdfunding e le relazioni tra essi. Di seguito, i punti principali toccati durante la presentazione. 

L’evoluzione del crowdfunding si è sviluppata in parallelo con la rivoluzione dei social media

Ci siamo avvicinati al crowdfunding come un prodotto dei social media, e l’abbiamo sempre osservato soprattutto da questa prospettiva. I social media hanno avuto il merito di ridurre alcune barriere geografiche e mentali che hanno consentito la nascita del crowdfunding, e poi sono serviti come strumenti per facilitarne lo sviluppo. L’idea della raccolta diffusa di fondi da vari finanziatori o investitori non è certamente nuova, ma il crowdfunding va ben oltre ciò, e lo fa aggiungendo la potenza del social web al finanziamento collettivo.

Naturalmente, la portata virale dei social media ha un grande impatto, ma non si tratta solo di questo. Crowdfunding significa anche community, coinvolgimento, partecipazione, empatia, tutto permesso e favorito dalle tecnologie del web 2.0.

Una nuova mentalità e l’empowerment

Il Crowdfunding è un fenomeno che è emerso e viene facilitato dai nuovi comportamenti e la nuova mentalità originati dalle interazioni costanti e quasi invisibili che avvengono on line tutti i giorni. Queste interazioni consentono una conversazione continua con i nostri “peer” a livello globale, contribuendo così ad aumentare da un lato la nostra conoscenza della società nel suo complesso, dall’altro a far crescere in noi un senso di identificazione con la folla, e per ottenere una validazione da parte della folla che ci dà la confidenza e la fiducia in noi stessi necessarie per fare qualcosa che non avremmo mai pensato di essere in grado di fare. Tutti possiamo essere inventori o investitori oggi, se ne abbiamo le capacità. Mentre i social media hanno abbassato le barriere di accesso (e produzione) di informazioni, il crowdfunding ha abbassato le barriere di accesso (e condivisione) dei capitali, favorendo una democratizzazione dell’innovazione e della filantropia.

Nuove aspettative di ritorno

Questa mentalità spiega anche la nascita di un nuovo tipo di transazioni in ambiente web 2.0, operazioni che non sono sempre attivate al fine di acquistare qualcosa. In molti casi le aspettative di ritorno sono cambiate. Già con l’emergere del crowdsourcing abbiamo visto la nascita di modelli economici basati su reputazione e riconoscimento piuttosto che sul denaro. Con il crowdfunding lo stesso può essere vero: le ricompense sono spesso non monetarie e, nella maggior parte dei casi, rappresentano un ritorno collettivo piuttosto che individuale.

La prova “sociale”, il valore delle relazioni e il potere virale dei social media

In crowdfunding, le relazioni sono importanti, tutti i legami sociali, deboli o forti, che abbiamo online e offline. Ci riferiamo a loro come capitale sociale e relazionale, il primo misurato in quantità (per es. il numero di amici, fan, followers che abbiamo), il secondo in termini di qualità (interazioni reali, conversazioni e fiducia reciproca). Ancora una volta, i social media giocano un grande ruolo in ciò, in quanto abbassano i confini geografici e consentono la nascita di più legami. Ora le reti sociali degli imprenditori possono essere molto più ampie e questo è fondamentale per il crowdfunding. I legami sociali forniscono un segnale al pubblico che il progetto è meritevole. Si tratta della cosiddetta prova sociale: tutti tendiamo a guardare le azioni degli altri per guidare e validare le nostre azioni. Quando finanziamo un progetto, siamo più pronti a garantire per esso e per coinvolgere alcune delle nostre reti più immediate. E lo stesso fanno anche i nostri contatti. I social media offrono un potenziale illimitato all’espansione delle reti.

I social media forniscono gli strumenti giusti per andare oltre la nostra cerchia più immediata di contatti e arrivare a un più ampio gruppo di sconosciuti. La forza dei legami deboli, o capitale sociale, può avere anch’essa un valore, soprattutto in forma aggregata. Ma il ruolo dei legami forti, o capitale relazionale, è spesso più grande: sono i primi finanziatori a costruire la fiducia e a fornire la prova della legittimità di un dato progetto, convalidandolo per i sostenitori che arriveranno dopo. Le reti e il crowdfunding si espandono al ritmo della community advocacy.

Fiducia, trasparenza e validazione della folla

La vicinanza, il senso di identificazione e di fiducia originatosi dalle continue interazioni sui social media ha anche permesso la nascita di un nuovo valore: la fiducia. La fiducia c’è perché ci conosciamo meglio, interagendo l’uno con l’altro ogni giorno, e perché tutte le infrastrutture dei social media consentono una trasparenza che non era mai stata sperimentata prima di ora. I segnali di fiducia sono vitali per il crowdfunding perché la fiducia è anche ciò che può trasformare un legame sociale in un legame economico. La fiducia, permessa anche dalla trasparenza, a sua volta facilitata da tutte le infrastrutture “social”, è la nuova moneta delle transazioni economiche.

La fiducia è anche quello che permette in larga misura a questo ambiente di autoregolarsi. Il crowdfunding, avendo luogo in un ambiente web, genera una preoccupazione prevedibile: la possibilità di frodi. Ma non dimentichiamo che il crowdfunding è facilitato da strumenti “social”: la natura trasparente e pubblica di essi dovrebbe aiutare a identificare e fermare comportamenti cattivi. Probabilmente, la trasparenza avrà un grande impatto nell’identificare frodi, e l’utilizzo di componenti sociali e pubblici in una campagna di crowdfunding può fornire un elevato livello di protezione in quello che è essenzialmente un ambiente che si  auto-regola e auto-monitora per sua stessa natura.

 

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